Al momento stai visualizzando Musica e ambientalismo nell’orchestra dei Solisti Aquilani

Musica e ambientalismo nell’orchestra dei Solisti Aquilani

  • Autore dell'articolo:
  • Categoria dell'articolo:Musica

Circa due anni fa Alessandro, il mio attuale socio e fondatore di Promu – All For Music, mentre mi stava accompagnando a casa, nel traffico romano mi disse “devo parlarti di un progetto importante che riguarda I Solisti Aquilani”. Alessandro è il violoncellista della storica orchestra d’archi abruzzese che, dopo il tragico terremoto dell’Aquila del 2008, venne riformata con grande intelligenza dal Direttore Artistico Maurizio Cocciolito, che coinvolse musicisti giovani e di gran talento a livello nazionale. Allora, di musica classica conoscevo ben poco e ancora meno conoscevo I Solisti Aquilani.

“Si tratta di un disco in cui l’orchestra esegue Le Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi con un’interpretazione ambientalista. Daniele Orlando, l’ideatore del progetto e violino solista, sta ultimando anche il cortometraggio ispirato a questa nuova chiave di lettura”, mi raccontava Alessandro con la disinvoltura che lo contraddistingue, mentre alla guida fumava gli ultimi tiri della sua sigaretta. “Daniele ha fatto un lavoro incredibile, coinvolgendo anche le scrittrici Dacia Maraini e Donatella Di Pietrantonio nella riscrittura dei sonetti di Vivaldi”.

Per Alessandro, diplomato in conservatorio e musicista di professione, parlare di Antonio Vivaldi è una passeggiata primaverile. Per me, che provengo dai centri sociali, dalla cosiddetta musica “non studiata”, da sale di registrazione ricavate nei box auto, da concerti dove ottenere il consenso del pubblico fa parte di una gavetta molto simile al Vietnam, Vivaldi non coincide esattamente con la mia “zona di comfort”.

Ale, dovrò studiare un attimo la cosa, perché ora come ora mi vengono in mente tante domande e poche soluzioni” risposi con aria professionale, per mascherare il mio totale buio. “Certo, ora ti mando un po’ di materiale e poi, se sei d’accordo, organizzerei una cena con Daniele, nessuno meglio di lui può farti entrare nel viaggio…” con la solita disinvoltura di cui sopra; “ok! Ma esattamente cosa dobbiamo fare per questo progetto?” chiesi, sempre più intimorito; “farci venire delle idee da proporre per far ottenere visibilità a questo progetto…una promozione accattivante, dei concerti “fuori dagli schemi”, un film”…“un film???”…“eh sì l’idea era un po’ quella” nel frattempo arrivammo sotto casa mia “però adesso non pensare al film, piuttosto pensa a cosa raccontare nel film. Dai, ci vediamo domani” “Ok…a domani…”.

Musica classica. Orchestra. L’Aquila. Vivaldi. Le Quattro Stagioni. Cortometraggio. Sonetti. Film. Idee. Ho passato tutto il tempo sotto la doccia a crearmi dei post-it mentali per provare a venirne a capo, ma niente. Finalmente mi misi al computer e cominciai la mia ricerca. Antonio Vivaldi, compositore e violinista di Venezia, fu uno dei massimi esponenti del barocco musicale, ovvero l’elegante stile che incominciò a diffondersi alla fine del Rinascimento insieme alle altre espressioni del Barocco che ritroviamo in letteratura, filosofia e arte.

In particolare, “Le Quattro Stagioni”, che ancora oggi sono l’opera musicale più eseguita in tutto il mondo, sono considerate il capolavoro del compositore veneziano. Si tratta di uno dei primissimi esempi di “musica a programma”, cioè di composizioni a carattere descrittivo. Antonio Vivaldi descrive il rapporto della natura e dell’uomo che la abita in relazione alle quattro stagioni dell’anno: primavera, estate, autunno e inverno.

Ogni “Stagione” è suddivisa in “tre movimenti”, ognuno dei quali racconta i diversi momenti di una stagione: ad esempio il canto degli uccelli nella “Primavera”, la violenta tempesta dell’”Estate”, la vendemmia seguita dall’ebbrezza provocata dal vino nell’”Autunno”, la pioggia e il rigido clima dell’”Inverno”. Il mio studio era accompagnato da un confronto tra la musica de “Le Quattro Stagioni” suonate accademicamente dai più grandi musicisti al mondo e l’esecuzione dei Solisti Aquilani. Notai fin da subito che c’erano delle importanti differenze: “Le Quattro Stagioni” dei Solisti Aquilani erano “musica classica hardcore” (spero non me ne vogliano).

La tempesta descritta nell’”Estate” aveva un carattere graffiante, veramente pauroso, suoni e dinamiche portate all’estremo, quasi da aspettarsi che il musicista spacchi il violino sul palco alla fine dell’esecuzione. Ora ho capito.

Vivaldi ne “Le Quattro Stagioni” descrisse una Natura settecentesca, incontaminata. Ben diversa è l’amara visione di come la Natura oggi sia stata ridotta da un intervento dell’uomo spesso troppo invasivo. Il Concerto del violinista Daniele Orlando insieme all’orchestra d’archi dei Solisti Aquilani offre al pubblico diversi spunti di riflessione, grazie all’elaborazione di un “chiaro-scuro sonoro” nell’esecuzione: da un lato la Natura per com’era, sarebbe potuta e potrebbe tornare ad essere, dall’altro la Natura violata come quella che abbiamo troppo spesso di fronte ai nostri occhi. Manifesto di questo progetto è il cortometraggio sperimentale, realizzato da Daniele Orlando, che con immagini evocative introduce il pubblico a questa nuova chiave di lettura.

Chiamai Alessandro e mi dimostrai finalmente e sinceramente entusiasta “è grandioso! È un “classico” interpretato in chiave contemporanea dal punto di vista tematico e anche musicale, per alcuni dettagli non trascurabili. Questa roba avrà successo, possiamo preparare il terreno per il nostro “film””.

Arrivò il giorno della cena con Daniele Orlando. Io mi vestii anche bene, d’altronde avevo sempre appuntamento con un Maestro della musica “colta”. Ma ciò che successe non lo definirei esattamente “colto”. Orlando mi parlò della sua passione per il mare e per la pesca, delle sue esperienze da bambino con gli anziani pescatori della sua città (Pescara), della profonda malinconia di non poter tramandare alle sue figlie ciò che i pescatori gli insegnarono, perché il mare che oggi ha davanti non è più quello di una volta. Continuammo a parlare di astrologia e segni zodiacali di fronte a un ottimo piatto di amatriciana, cucinato da Alessandro sempre con la stessa estrema disinvoltura. Realizzai di avere di fronte non soltanto un musicista: Daniele Orlando è un uomo con una visione artistica del mondo.

Nelle settimane successive conobbi anche tutti gli altri componenti dell’orchestra, ognuno con la propria personalità che non veniva lasciata fuori dal palco durante il concerto. Mi resi conto della potenza comunicativa dei Solisti Aquilani, ottimi musicisti, certo…ma con un ingrediente segreto: la verità. Quando l’ensemble abruzzese sale sul palco te ne accorgi, perché ti sbattono in faccia la realtà che stanno descrivendo, che non è più quella di Vivaldi, ma la loro…la nostra! Musicisti con senso artistico ed etico del mondo che ci circonda.

Musicisti che quando suonano “Le Quattro Stagioni” ti avvertono, ma senza giudizio, denunciano, ma senza autoproclamazioni. Musicisti che hanno preso la categoria di musica “colta” e l’hanno fatta propria, da un lato dandogli una visione gramsciana, facendo concerti in fabbriche, ospedali, carceri e scuole, dall’altro una visione istituzionale e di responsabilità civile, suonando al Parlamento Europeo di Bruxelles e alla Camera dei Deputati di Roma. Tutto questo è stato reso possibile grazie alla lungimiranza del Direttore Artistico Maurizio Cocciolito, che ha sostenuto e supportato ogni sfida dell’orchestra.

Io stesso ero schiavo del pregiudizio che “la musica classica fosse una musica per pochi e per giunta vecchi”, ma questa esperienza, che considero la più formativa della mia carriera fino adesso, mi ha smentito. Avrò assistito a una cinquantina di concerti de “Le Quattro Stagioni” e ogni volta mi esalto. Proprio io, che vengo da un mondo in cui gli stereotipi affiancati alla “musica per giovani” si sprecano. Appunto, sono solo stereotipi. Le sale da concerto della musica classica contano veramente pochi giovani.

Perché? Personalmente, credo che alcuni generi e circuiti musicali (più generalmente circuiti culturali) siano radicati a una forma, a una tradizione e soprattutto a una comunicazione che oggi non funziona più. Musicisti e professionisti del settore dovrebbero rinnovare l’immenso bagaglio culturale che li contraddistingue. Rendere più popolare la musica classica è necessario per il bene del nostro Paese, non farlo è una mancanza di responsabilità, in quanto si sta volutamente privando a una buona fetta di pubblico un patrimonio culturale indispensabile. Non pensavo, ma è veramente indispensabile.

Quindi, creare un “nuovo pubblico” è possibile. Me ne sono accorto al concerto dei Solisti Aquilani al Museo Maxxi lo scorso 22 giugno. La piazza del museo contava più di un migliaio di persone. Chiaramente erano presenti gli appassionati di musica classica, ma c’erano anche ragazzi e famiglie con i bambini che, mentre ascoltavano il concerto, giocavano sullo scivolo antistante. Tutto questo nel quartiere “borghese” del Flaminio a Roma, che è assai “abituato” ai concerti nelle “tradizionali” sale.  Ho sentito un forte senso di comunità. Ho sentito un forte senso di umanità.

Questo perché gli stessi Solisti Aquilani li trasmettevano al pubblico eseguendo “Le Quattro Stagioni”: comunità ed umanità. Quello dei Solisti Aquilani è un progetto nuovo. Hanno suonato “Le Quattro Stagioni” di fronte ad operai, pazienti d’ospedale, studenti e di fronte a politici, istituzioni e grandi aziende. E di fronte alla musica, a questa musica, siamo tutti uguali. Daniele Orlando alla fine della cena ci disse “questo può essere l’inizio di un bel film. È l’inizio di Una Nuova Stagione”.