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Rilanciare il settore culturale con il dialogo tra cultura, turismo e nuove tecnologie

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Il 2021 deve essere l’anno della rinascita per il settore culturale. Sono sicuro che sia possibile…deve essere possibile.

Ultimamente mi è capitato di vedere su Netflix il documentario di David Attenborough “Una vita sul nostro pianeta”. Il divulgatore scientifico e naturalista britannico esprime un concetto fondamentale: per salvare il nostro pianeta dobbiamo sostenere la biodiversità, non ragionando, per così dire, a “compartimenti stagni”.

Per seguire un comportamento sostenibile è necessario capire che la vita dell’uomo non è staccata dalla natura, bensì ne è parte integrante, quindi per favorire il suo benessere deve relazionarsi costantemente con tutte le parti del suo ecosistema. Se si pensa a un’umanità che sviluppa un mondo fatto solo per l’umanità, falliamo. Al contrario, se si pensa ad un’umanità che sviluppa uno stile di vita che dialoga e presta attenzione a tutte le specie viventi sul nostro pianeta, vinciamo.

Non è mia intenzione parlare di cambiamento climatico in questo post perché non ne ho le competenze. Tuttavia, questo documentario ha prodotto in me degli stimoli, che mi hanno portato a ragionare su quale possa essere un “comportamento sostenibile” che la nostra società e la nostra classe dirigente dovrebbe assumere nei confronti, in particolare, del settore culturale, per costruire un percorso di rinascita di tutto il nostro Paese.

Secondo il mio punto di vista, la linea da seguire è proprio quella espressa da David Attenborough su tutt’altro argomento: non ragionare a “compartimenti stagni”. Il settore della cultura per ripartire deve dialogare con il settore turistico, collaborare sinergicamente e trovare nuovi asset per un rilancio. È opportuno pensare a un programma nel quale si utilizzino i contenuti della cultura (per esempio opere e spettacoli) per valorizzare tutti quei territori oggi dimenticati dai turisti.

Allo stesso modo, il settore turistico può mettere a disposizione i propri mezzi per incentivare i turisti a partecipare ad eventi culturali, da un lato arricchendo l’esperienza dei propri itinerari e dall’altro ampliando il pubblico di spettacoli, concerti, mostre etc. Non che questo non sia mai stato fatto a livello locale (la Regione Lazio, per esempio, pubblica costantemente bandi per la valorizzazione dei luoghi della cultura e di rilancio per i piccoli Comuni), ma serve un programma concreto, ben definito e soprattutto accessibile a tutti i professionisti con idee innovative.

Inoltre, la cultura deve riuscire a convivere pacificamente con le nuove tecnologie, non guardandole come mezzi di distorsione dei propri contenuti, bensì come occasione per trarne enormi benefici. Il settore culturale deve studiare il modo migliore per offrire una massima qualità al suo pubblico, che sia in presenza o da remoto.

Per esempio: le dirette streaming dei concerti sono diventate una necessità. Bene, di necessità virtù. Sono convinto che esse possano essere utilizzate in un modo più creativo e non solo rappresentativo. Se pensiamo a un concerto di musica classica, il linguaggio della diretta streaming può essere diretto da una regia che faccia una “guida all’ascolto”, quindi che spieghi, attraverso lo stile e la scelta delle riprese, l’opera che l’orchestra sta eseguendo, così da coinvolgere e incuriosire anche un nuovo pubblico che potrà tornare (chissà quando) a godere del concerto dal vivo.

Poi… dov’è questo “Netflix della cultura”? Forse c’è, ma io non me ne sono accorto. Ma soprattutto, dov’è la Rai? Perché non ci dà spazi? Sbaglio, o sarebbe un servizio pubblico nazionale? Anche qui, non si tratta di elemosinare, ma di creare nuovi format che dialoghino anche con realtà più piccole.

Mi rendo conto che è facile scrivere un post di semplici proclami, ma è proprio la semplificazione di alcune procedure e uno svecchiamento di mentalità che potrebbe far ripartire dei settori che, ad oggi, non vengono nemmeno citati tra le possibili future riaperture.

Cultura, turismo, nuove tecnologie. Per la rinascita il dialogo deve avvenire sinergicamente tra questi tre protagonisti, per creare un nuovo modello di fruizione, promozione e divulgazione del patrimonio italiano.